Quando cerchi qualcosa su Google... la risposta è sempre Google!
2020: anche Google è in conflitto di interesse.
Il mio vero approccio a Internet solo nel 2003.
Google è stato il mio primo e unico motore di ricerca, lo confesso. Ho iniziato a digitare su Google parole chiave per le mie ricerche, forse ancora in tempo per godere appieno i pregi dell’algoritmo puro. I risultati ottenuti erano per me una sorpresa, mi si apriva un mondo nuovo, tutto da esplorare, lontano eppure così vicino.
Nessuna enciclopedia riusciva a tenergli testa. Se non ci fosse stata la rete, se non ci fosse stato Google, non sarei riuscita, in alcun modo, a sapere quello che mi occorreva sapere su caratteristiche cliniche e molecolari di alcune condizioni genetiche rare, studi condotti in ogni dove… America, Inghilterra, Cina… Avere, poi, la possibilità di comunicare con i ricercatori è stata un’esperienza impensabile, sorprendente. E, soprattutto, altamente costruttiva.
Siamo nel 2020, continuo a usare Google, con la capillarità ed eccellenza dei servizi che offre, ma la su prima pagina dove, forse per pigrizia, noi tutti ci soffermiamo, pensando di trovare lì fonti certe e contenuti esaustivi e meritevoli, è contrassegnata da “Annunci” e “Recensioni” Google.
Google non è più GOOGLE!
Riporto, qui di seguito, l'articolo di Riccardo Luna,"Google è cambiato: se fai una ricerca, ti manda su... Google" -
Stazione Futuro, la Repubblica, 30 luglio 2020
Mi ricordo benissimo la sensazione di autentica magia che provai quando arrivò Google. Erano gli albori della rete e il web era ancora piuttosto confuso. Ma su Google scrivevi una parola o una frase su una pagina bianca e in frazioni di secondo - che venivano conteggiate ogni volta - non ti arrivava solo un elenco di risposte, ma il miglior elenco possibile. Era la fine degli anni 90 e non è che non ci fossero altri motori di ricerca: c'era Yahoo! che ai tempi era un colosso, e poi Altavista, Excite, e anche Msn aveva lanciato il suo motore di ricerca.
Perché Google ha vinto? Essenzialmente per due ragioni: perché il suo algoritmo riusciva a darti davvero le risposte migliori e perché molti degli avversari puntavano piuttosto a costruire delle directory, come le "pagine gialle" di un tempo, dove mettere tanti siti, anche sponsorizzati, in modo da guadagnare più facilmente. Google per guadagnare aveva scelto un'altra strada, la profilazione degli utenti, e questa strada portava a risultati migliori del motore di ricerca. Tra l'altro nel 2004 uno dei due fondatori, Larry Page, disse pubblicamente che gli altri motori di ricerca erano in conflitto di interesse, perché mischiavano i risultati migliori con quelli sponsorizzati, mentre il vero obiettivo di Google era portarti fuori da Google verso il miglior sito possibile in base alla tua ricerca.
Queste frasi di Larry Page sono state ripescate da The MarkUp, una pubblicazione lanciata recentemente con l'obiettivo di svelare i veri meccanismi oscuri della rete. Nel giorno in cui a Washington è iniziata l'audizione degli amministratori delegati di Amazon, Apple, Facebook e Google, The MarkUp ha pubblicato una lunghissima e dettagliatissima inchiesta che spiega perché abbiamo tutti un problema con la Silicon Valley. L'inchiesta, analizzando 15 mila voci, dimostra che quando cerchi qualcosa su Google la risposta è sempre Google. Cioé un altro sito gestito da Google: a volte YouTube, a volte una delle tante directory che Google ha creato su viaggi, ristoranti o altro, a volte le pagine che Google gestisce assieme agli editori dei giornali monetizzandole. Il tutto dopo i risultati sponsorizzati. Complessivamente nella prima schermata visibile con un telefonino, il 63 per cento dello spazio è occupato da link che portano ad altri siti gestiti da Google. Per esempio se cerchi informazioni sull'Alzheimer, devi scrollare il 36 per cento della pagina prima di trovare il link con la risposta davvero migliore.
Questa cosa non è del tutto nuova, anzi: la Commissione europea se ne è occupata a lungo, analizzando email interne dei dirigenti dell'azienda che programmavano questa pratica per guadagnare di più; e sanzionandola. Ma evidentemente le cose non sono cambiate abbastanza. All'inchiesta di The MarkUp Google ha replicato dicendo che è falsata e che le ricerche sul web sono cambiate e che le selezioni di pagine Google sono un servizio all'utente. Il problema sarà dimostrarlo al Congresso americano che potrebbe decidere di separare Google in più società per provare a ridarci il motore di ricerca che alla fine degli anni 90 fece innamorare tutti contribuendo a creare il libero web.